Close-up recensisce Omicidi in si minore

“Nasce all’insegna di un’ibridazione post-moderna, Omicidi in si minore di Davide Bottiglieri.
In superficie ha tutte le caratteristiche del giallo tradizionale, con tanto di detective che cerca il suo colpevole sulle strade battute dalla pioggia del mito transilvano di fine Settecento. Ma basta appena uno sguardo più attento per rendersi conto che, sotto la superficie, le linee del narrato si intricano oltre il lecito in cerca di modelli assai più complessi e variegati.”

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‘O Munaciello nell’era del Covid-19

Pubblicato su Il Mattino di Salerno il racconto satirico di Davide Bottiglieri, illustrato dalla mano sapiente di Salvatore Parola.
Il noto spiritello napoletano è spettatore e vittima di questi giorni di quarantena. Socialmania, disinformazione e ipocondria: tutti gli ingredienti che stanno caratterizzando le ultime settimane degli italiani, affrontati con leggerezza.

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Joan Josep Barcelo traduce Prove per un requiem

Il noto poeta spagnlo Joan Josep Barcelo traduce un passo di Prove per un requiem (Les Flaneurs Edizioni) in lingua catalana.

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“KIMLE
26 FEBBRAIO 1781

Osservandolo meglio, sembrava più una sua inquietante parodia verso cui avvertì subito una naturale repulsione.
Era di un pallore spaventoso, di quelli che aveva imparato a riconoscere nell’obitorio del dottor Lovinescu. Una linea dritta permetteva a un sorriso raccapricciante di tagliargli il volto.
«Tocca a te» ripeté.
«Non sei reale» lo sfidò.
«Non meno di te, Ljudevit».
«Sto dormendo. Tu sei solo nella mia mente».
«E questo mi renderebbe meno reale? Non essere stupido: anche tu vivevi nella mia testa, ricordi? Ti dimenavi nelle mie viscere, mi fissavi con quegli orribili occhi dall’altra parte dello specchio, ti burlavi di me mentre fallivo ogni tentativo. Mi sussurravi la tua presenza ogni notte, le hai avvelenate tutte… una dopo l’altra, finché non l’hai avuta vinta».
Cantilenò le ultime parole. «Gioca, Ljudevit».”

(Prove per un requiem)
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“KIMLE
26 FEBRER 1781

Observant més de prop, semblava més una inquietant paròdia seva cap a la qual de seguida va sentir una repulsió natural.
Era d’una pal•lidesa espantosa, d’aquells que havia après a reconèixer al dipòsit de cadàvers del doctor Lovinescu. Una línia recta permetia que un somriure esgarrifós li tallés la cara.
«Et toca», va repetir.
«No ets real», el desafià.
«No menys que tu, Ljudevit».
«Estic dormint. Tu estàs només en la meva ment».
«I això em faria menys real? No siguis estúpid: tu també vivies al meu cap, recordes? Et movies dins les meves vísceres, em miraves amb aquells ulls horribles a l’altra banda del mirall, et burlaves de mi mentre fallava tots els intents. Em murmuraves la teva presència cada nit, les enverinaves totes… una rere l’altra, fins que no la vas guanyar».
Va cantar les darreres paraules. «Juga, Ljudevit.”

 

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